Questo è un post di profonda denuncia sociale, direi quasi
una savianata.
Ma questo è anche e soprattutto un post di liberazione, dopo
il giorno della liberazione.
Avete scampagnato di brutto ieri, eh? Immagino, immagino.
Persino io, socialite a corrente molto alternata, sono
finita su un prato in mezzo ad un 80% di volti mai visti, nomi che si è preso
il vento e che mai restituirà, gente simpatica (ovvero gente che non ti fa
rimpiangere un buon libro in giardino e fanculo a tutti), ma con quel
drammatico vizio che scopro essere più diffuso di quanto pensassi: il vizio dei
bacetti, quel qualcosa che, a
quanto pare, lascia basita solo la sottoscritta.
Sciagura seconda solo al calarsi le braghe in mezzo ad un
campo di ortica alta mezzo metro, la pratica dei bacetti di benvenuto/congedo
tra sconosciuti sono il mio personalissimo terrore: dimmi, caro il mio
straniero, perché cazzo dovrei baciarti se non siamo intimi amici, intimi di
letto, intimi di qualcosa anche temporaneo? perché?
Intendiamoci, io non ho un problema col contatto fisico et
similia: sputata da un utero anaffettivo, sono cresciuta più affettuosa di un
Orsetto Del Cuore, più mielosa di Winnie
the Poo, un essere trasudante cuori da ogni poro, roba da non dormirci la notte
se l’amore non è proprio il tuo forte. Però non mi butto a cazzo di cane sul
primo che passa, tipo scarica di mitra.
Dico, ma voi un po’ di ortodossia affettiva l’avete?
Quel sano limen tra chi è caro e il chi-cazzo- ti –conosce-
a- te non lo vedete proprio?
Ogni volta mi ritrovo a subire questi momenti patetici e
sintetici, sentendomi pure la diversa di turno solo perché vorrei farne proprio
a meno (ed ogni tanto ci riesco pure, tiè). Si parte dal ciao con la manina e si arriva magari all’abbraccio,
non viceversa. Viceversa è qualcosa che accade di rado, nei film e con qualche interlocutore
più che ideale.
La storia del niente caramelle dallo sconosciuto devono
averle omessa molte più madri di quanto ci si possa augurare, alimentando
intere generazioni di sbaciucchiatori seriali: agli ortodossi non resta che studiare nel dettaglio l’arte di
fuggire con l’agile scatto, nota ai più per esser stata la principale risorsa della
celeberrima banda di Occhi di Gatto.