lunedì 17 febbraio 2014

Andorra di Peter Cameron doveva essere il mio prossimo episodio di rubriken.
Poi stamattina l'ho finito ed ora devo fare i conti col sentirmi orfana di un'atmosfera magica, che lo pervade dalla prima all'ultima pagina. Una sospensione morbida, un rifugio mentale privo di spigoli.
Ci sono dei libri che ti restano addosso, che cambiano, seppur di poco, la percezione che hai di qualcosa. Sono gli stessi libri che arrivano quando tu quella certa idea ce l'hai già che ti frulla nella testa, ma ritrovarla tra le righe evidenzia uno stato di necessità che poi non riesci più a tacere.
Un altrove che ci salvi.
Una luce che ci accarezzi, sempre.
I giorni in bilico, ma sensati.



martedì 4 febbraio 2014

Metti che un giorno traslochi ed è tutto vero

Da circa venti giorni abito in una nuova casa.
Lo specifico subito, nel caso non si capisca ( come al solito) dove voglio andare a parare, ma soprattutto anche per illudermi di non essere scaramantica, di quella scaramanzia che se apri bocca è tutto finito.
In 31 anni di pronostici/fantasticherie/paranoie sul mio futuro, mai una volta che mi abbia sfiorato l'idea che un giorno, prima o poi, avrei dovuto portare tutte le mie cose altrove.
L'università ( vedi alla voce " 5 anni fuori") non è stata affatto la puntata zero: sempre troppo presa da un altrove non meglio identificato, ho abitato tre case diverse senza mai mettere radici, all'insegna del precariato domestico totale ed al massimo un paio di scatoloni per svuotare una stanza.  Mai un vestito buono, mai un prezioso tomo. Solo all'inizio ho osato uno stereo, ma ben presto anche quello ha fatto ritorno alla base. La mia fidata coinquilina era la costante sensazione di mancata appartenenza.
Che poi casa, questa parola di cui abusiamo, per me che voleva dire? Niente, se non quattro mura con un groviglio di affetti malgestiti nel mezzo, dove potersi però parcheggiare gratis a tempo indeterminato, in attesa che quel vuoto semantico e sentimentale si riempisse.
Non è stato facile aspettare, ma quello che è venuto dopo ha risarcito in pieno ogni sconforto.
Ho già portato metà dei vestiti, metà dei dischi, un quarto di libri, un servizio di piattini da caffè spaiato, il batman gigante e la radiolina, ma già mi sentivo finalmente a casa quando c'era ancora solo lo spazzolino. E' incredibile come il peso delle cose, la loro incidenza sulla mia mente "vogliotuttosottocontrollo", si polverizzi di fronte ad una nuova, bella gamma di necessità immateriali.
Probabilmente il mio sarà il trasloco più lungo della storia, oppure magari è già finito.
Mi prendo quel che resta dell'inverno per capirlo, ma anche no.