martedì 3 dicembre 2013

Il prestesto dei trenta

Più passano i giorni e più capisco che svalicare i trenta voglia semplicemente dire guadagnarsi anagraficamente IL pretesto, quello All Inclusive, che ci porteremo appresso per gli anni a venire.
Il pretesto 'siccome che ora ho superato i trenta' diventerà il vostro inizio di frase per parlare della vostra parte peggiore, la parte che invano tentate di seppellire col glitter stantio dei social network  o buttandovi su 1300 corsi diversi, dal pasta madre creativa allo yoga cyberpunk.
Col pretesto si chiude la laurea nel cassetto e figuriamoci se quel pezzo di carta vi farà mai trovare un lavoro attinente a quello che avete studiato, una volta sputati fuori dall'alma mater.
Superati i trenta senza un piano regolatore (a salvarci il culo sarebbe bastato un ' da grande voglio fare il pompiere' detto al momento giusto), bene che vada si finisce o infelici addetti alle vendite o eterni stipendiati dal babbomat* o cialtroni della peggior specie, sempre pronti a fingere di avere un lavoro, ma che dico un lavoro, la Professione Definitiva: sentirli parlare vi fa rimpiangere le ore di epica al liceo, quando sorbire tutte quelle cazzate aveva almeno il nobile scopo di condurci al sei in pagella.
Col pretesto dei trenta non esiste che uno si possa costruire una professione, perchè dopo i trenta il futuro non esiste, è un'invenzione degli ottimisti, noti come quelle teste calde per le quali tutto andrà per il verso giusto e un giorno avrete persino una casa tutta vostra ed un figlio, incredibile!
Se si abbraccia il pretesto e non si ha un lavoro, forse qualche speranza di salvezza ancora ce l'avete in saccoccia e vi conviene prenotare una lobotomia il prima possibile, considerando che è l'unico modo che avrete per mettere a tacere il vostro passeggero oscuro ( Dexter docet) e farvi una vita altrove.

Cavalcare il pretesto con un lavoro part time? Il male.

Non avete un senso nella vita, avete tutto il tempo per realizzarlo ogni singolo giorno,  ma coi vostri stipendi da homeless potrete cercarlo invano in ogni dove: nelle bluse di seta da centinaia di euro, nel milione di libri che non finirete mai, nella scarpe da corsa come nuove, nell'agenda che non serve, nelle gite lampo che caghi soldi e non ti godi nulla ( i viaggi veri sono per quelli lì, per gli ottimisti), nei ristoranti, nei piani B che basta una mosca planata per caso davanti a voi ed è tutto finito. Non lo troverete, non è così che funziona.
American Beauty  ci aveva spiegato tutto: o nasci Carolyn, o nasci Jane.

( Allego alla presente i frutti del mio pretesto)








* grazie a Marux per l'ottimo spunto

martedì 22 ottobre 2013

Li comincio per noi, vol.5

Oggi in libreria esce il nuovo di Fabio Volo: come per tutti i libri tremendi che mi ritrovo a dover piazzare sugli scaffali, provo un senso di disgusto misto alla rabbia di chi sogna di vivere e lavorare con solo menti bellissime, spazzando via tutti i minus habens della letteratura.
Non vedo giorno migliore di questo, quindi,  per ripartire con la mia rubrica faziosissima ed apertamente schierata contro la monnezza culturale imperante!
Ho scelto questo piccolo libro (talmente piccolo da essere rimasto sepolto per anni in mezzo a  tomi dalla stazza poco rassicurante) perchè il mal di silenzio del protagonista è una paturnia bellissima.
Ho scelto questo piccolo libro soprattutto perché adoro gli incipit che ti danno un caloroso benvenuto: questo, in particolare, è una stretta di mano energica che ti trascina nelle quotidiane atmosfere del racconto, tanto che in due righe ti sembra quasi di sentire i profumi della cucina, il concerto di stoviglie ed il vociare del parentame che ti riceve a braccia aperte, "dammi pure il cappotto, grazie".



La musica orientale che  usciva dal mangianastri non aveva abbastanza fiato per stimolare movimenti del bacino. Le donne erano compartimentate in cucina, gli uomini, invece, assediavano il salotto.
Io ero l'elettrone vagante che navigava da un polo all'altro. In quel giorno sacro, per onorare gli ospiti, i miei genitori mi appiopparono la tenuta ufficiale del piccolo Aladino: gandura sul corpo, chechia sulla cabeza e delle simpatiche babbucce ai piedi. Mani agili e robuste piluccavano i grani di cous cous. Le risate impazzavano tra due morsi a una coscia di pollo e un sorso di Selecto. Lontano dalle bombole del gas e dalle cuscusserie, gli uomini recitavano le sure del Corano. Le loro barbe lunghe e bianche avrebbero potuto sfilare a un concorso di Babbi Natale.

Ritratto di un ragazzo da buttare alle ortiche, Rachid Djaidani

giovedì 17 ottobre 2013

Dove eravamo rimasti?

Un post al mese negli ultimi tre mesi: un ritmo concitato, oserei dire.
Non mi pento affatto di questa lunga latitanza dal web: l'estate è fatta per non avere connessioni casalinghe, pc infuocati sulle ginocchia e rimorsi per le troppe ore spese a scovare foto e leggere belle parole altrui.  L'estate è fatta, nel mio caso, per aspettare che arrivi un meraviglioso e tiepido autunno.
Spesso, mentre mi improvviso perfetta casalinga in mattinate dilatate ( dura riempire l'abisso di ore da lavoratrice part time), realizzo che mi sto svegliando proprio ora che tante bestioline se ne vanno in letargo e gli ominidi tornano a sognare spiagge assolate.
Detesto ancora la parola "progetto" e faccio fatica a trovare novità da servire ben calde al mio interlocutore, ma ho la netta sensazione di aver capito due o tre cose fondamentali su di me, che mi aiutano a cadere meglio, tutti i giorni.

Punto Primo: non credo tornerò mai a lavorare coi social media cosi, nè per qualche sanguisuga di frazione, nè per una super agenzia. Nei 14 mesi in cui l'ho fatto ho imparatato il giusto, dato tanto, sprecato troppo tempo ed energie per poter continuare a prendermi in giro sul fatto che un giorno potrei tornare in pista col giusto spirito, dimentica di tutto il marcio con cui ho dovuto convivere quotidianamente.  Certe bassezze non le dimentichi, mai.
Punto Secondo ( che del primo naturale figlio est):  non ho saputo salvare i miei risparmi, come mi ero ripromessa anche in questa sede ( vedi alla voce " predoni statati" e " matrimoni indesiderati"), ma mentre da una parte vedo le cifre del mio conto scendere in picchiata, dall'altra scopro il Sogno ogni giorno più forte. Piccoli appunti, sguardi d'intesa e tavoli "che io vedrei benissimo lì" sono un quotidiano antidoto contro l'atavica paura di non riuscire nella costruzione di  un qualcosa fortemente sentito, fortemente voluto ( ah, la magia di certi avverbi.)
Punto Terzo: l'amore è una cosa meravigliosa, soprattutto quando lo lasci scorrere.
Faccio fatica a tollerare chi lo spreca, chi lo ostacola, chi lo inganna. Mi sono ripromessa di non frequentare più  persone irrispettose in questo senso e non mi pento delle mie ortodossie, anzi.
Sono ultrà dei sentimenti puri ed acqua azzurra, acqua chiara è il mood.








lunedì 5 agosto 2013

brr.

Non aprire la bocca ( e a tratti neanche la testa) è lo  Sport dell'Estate 2013, torbida e crudele q.b.
Le gioie che provo sono degli isolati ma meravigliosi iceberg.
Un tuffo dove l'acqua è più blu, niente di più.





martedì 25 giugno 2013

Dimmi femminismo e ti dirò CERTO,COME-NO.

Niente è mai  stato in grado di farmi venire più acquolina in bocca dei casi umani: la mia è decisamente una fame atavica e lavorare in un negozio, a stretto contatto con l'ominide medio, offre pasti caldi a tutte le ore, festivi inclusi. Anzi, la domenica è anche meglio, se possibile.
Madri picchiate dalle proprie creature per un segnalibro 3d negato, ubriaconi con radioline a tutto volume in tasca, zitelle pallide, fanatici del Trono di Spade che vogliono l'ordine preciso dei libri alle 10 di mattina, passeggini che ti entrano in un polpaccio se non ti fai da parte ( perchè ovviamente è fuori discussione che il genitore minus habens cambi la rotta del catafalco), borghesi 40 - 50 - 60 che salutare mai ma tirare i soldi sempre: un turbinio di cafonaggine e stupidità,  che rende la tua vita priva di senso almeno finchè non vedo arrivare lui, il mio eroe.
Lo chiameremo Stefano Ricucci, per garantire l'anonimato e per non dimenticare il capostipite di questa stirpe gloriosa. Ricucci entra, chevvelodicoafare, con la sua bella che è sì alta, sì magrissima,  ma che presenta già qualche segno visibile del suo male oscuro: troppo over 30 per lo standard da imprenditore brianzolo e vestita come se fosse stata sputata da un Postalmarket del 1996, con quel vestito lungo fantasia Nativi d'America  smanicato.
Li lascio alla loro intimità, fatta di libri presi a caso dagli scaffali di arte e letteratura,  saggi sfogliati sottovoce, timidi bacetti  e gridolini sommessi della diversamente giovane Signorina.  Un copione trito e ritrito, che vede l'uomo impilare tomi da 19euro con nonchalance, stando ben attento ad occultare il thriller Newton Compton da 9euroe90, che farebbe troppo  zarro * di frazione.  No, Riccuccio lo sa che la sua vita sessuale passa anche da quelle pagine. Ricuccio non si fa coglionare e mi plana in cassa con un sorriso che riserva solo a noi fortunate portatrici sane di vagina. Caccia la carta di credito ed è qui che avviene il colpo di scena, lo svelamento: la diversamente Giovane estrae il portafogli dalla sua borsetta, con quell'effetto slow motion che solo le migliori braccine corte conoscono e mi inizia a frugare forsennatamente nel suo borsello. Una lotta contro il tempo la sua, la tensione cresce e mentre il suo picci mi firma la ricevuta del pagamento, beh.. lei lo guarda e tutta un candore fa: " aspetta aspetta amore! ho gli spiccetti!"

Certo, come-no.






*An ignorant young (northern) italian man, usually from the suburbs of Milan and provincial northern italian cities  (fonte : Urban Dictionary)


lunedì 24 giugno 2013

Have you ever live in a Zabriskie Time?

Esplodere.
A volte è qualcosa che si vede e si sente benissimo, altre il silenzio della detonazione è direttamente proporzionale all'entità dei detriti che scopriremo a vagare sparsi: forte la prima, tantissimi i secondi.
Mi chiedo se, fissando fuori dalla vetrina quando sono a lavoro, un giorno smetteranno di venirmi i lucciconi agli occhi per tutto quello che sarò riuscita a condensare in testa in pochi, pochissimi attimi. Mi chiedo perchè questa reazione non faccia distinzione fra tristezza e gioia, nelle loro forme più pure. Mi chiedo da dove venga, se è una roba chimica che si sconfigge con altrettanta chimica e se spulciare di nascosto manualetti scemi e sfornare buoni propositi non siano solo un peggiorare le cose.
Cose che si stanno mettendo male, perchè vanno benissimo ed io sono ancora quella che si sfracella dal pero per questo (cadendo di muso).



venerdì 21 giugno 2013

Li comincio per noi, Vol. 4

Il libro di questo mese non era l'eletto, ma quanto mi piace cambiare idea!
Approfitto di questa scottante dichiarazione per dire la mia sulle lunghe attese: in genere non sono mai divertenti e spesso vanno a braccetto con qualche sciagura medio grande, ma se uno fa due respiri e ferma la testa, beh è un attimo recuperare qualsiasi fuoripista emotivo da tempo sequestrato.
Qualche notte fa mi son toccate sei ore di pronto soccorso come accompagnatrice: le prime tre son stata incollata allo smartphone, le successive tre a questo libro. Quale ho preferito? Senza dubbio le ultime, a notte inoltrata, seduta su qualsiasi supporto potesse ospitare il mio culo per più di dieci minuti ( sì, con l'età che avanza si diventa un tantinello cagacazzi anche in fatto di sedute), ma tanta era la tirella da lettura che davvero sono volate, al punto che persino l'infermieretta occhialuta&precisetti ha voluto saperne il titolo (sì, tira forte).
Vi metto anche l'intro, perché è come uno di quegli schiaffetti "sveglia-marmotta" che solo i nonni ed i preti al catechismo sapevano darci.


"che Dio ci perdoni", una preghiera, un mantra, la speranza di uscire in qualche modo vivi da tutto questo. Ti è mai successo di pensare: lo sto facendo apposta, sto rovinando tutto senza sapere perchè?

La mia ricetta per il disastro?
primo segno di allarme: l'anno scorso, per il Ringraziamento a casa loro. Venti o trenta persone ai tavoli sparsi dalla sala da pranzo fino al salotto che si interrompevano di colpo all'altezza del seggiolino del pianoforte. Lui, a capo della tavola grande, si toglieva la carne di tacchino dai denti e intanto parlava di sé. Io continuavo a guardarlo facendo avanti  e indietro dalla cucina, portando i piatti - con la punta delle dita infilata in una roba collosa senza nome, tipo salsa di mirtilli rossi, patate dolci, una cipollina fredda, cartilagine. A ogni viaggio tra sala da pranzo e cucina lo odiavo un pò di più.  Ogni delitto della nostra infanzia, a cominciare dalla sua nascita, mi tornava in mente.

Che Dio ci perdoni, di A. M. Homes  


martedì 18 giugno 2013

lunedì 17 giugno 2013

Sai che c'è?

C'è che oggi salto un turno rubrica e mi sfogo.
C'è che non so, forse sarà l'utero, ma oggi la mollo tutta e la mollo in fretta.
C'è che non se ne può più di tutto questo VOI cui ho dedicato 31 anni di vita, solo per non farvi incazzare, solo per vedervi sorridere 5min e poi tornare ai vostri cazzi, solo perchè mi avete messo al mondo, solo perchè poi non sta bene, solo perchè c'è chi non capisce la parola FINE con le buone, solo perchè si deve mantenere la calma, solo perchè un tempo si era amici e allora adesso si fa ancora finta, solo perchè lo fanno tutti, solo perchè sennò poi sei una sociopatica riottosa, solo perchè non ci sono abbastanza soldi per tutto, solo perchè oggi non è mica domani e domani capirai quante galline.
C'è che sto VOI ha sepolto l'IO quello buono, perchè L'IO è come il colesterolo: c'è quello buono e c'è quello cattivo, che non dovrebbe mai soffocare il primo, anzi.
C'è che invece quello buono l'ho lasciato agonizzare ed eccolo che quasi mi crepa, sotto il peso di un negocentrismo strabordante ( il neologismo è mio, occhio che querelarvi è n'attimo) misto ad un martirio di almeno due decadi, procrastinato non si sa bene per quali ragioni ( sospetto una certa indolenza).
Sai che c'è?
C'è che da oggi i pronomi personali passano non in secondo piano, ma proprio in remoto piano.
Lascio abilitato solo NOI, quella zona franca dei pochi ma buoni che si capiscono al volo e si danno tutto senza nemmeno toccarsi a volte, senza nemmeno i citofoni di mezzo.
C'è che messa così potrei sembrare quasi incazzata, ma credo di non essere mai stata  così contenta in un giorno nato stanco come oggi: ho persino consumato il pranzo sul divano, perchè sai.. le ribellioni hanno la stessa posologia delle sbornie:  più piccole e più spesso.


Che poi uno fa il figo con gli effetti di Instagram ed alla fine taglia pure le parole importanti.

lunedì 3 giugno 2013

Monumentale.

Se è vero che la teenage è servita per farsi le ossa musicalmente, questa imbarazzante decade col tre davanti, gira che ti rigira, sembra votata al consolidamento della suddetta struttura ossea. Per carità, le novità le si ascoltano pure e di gusto, ma se voglio quello strappo netto dalla realtà, quel volo solitario che come un disco nessuno mai, guardo ancora ai miei polverosi vecchi cd. Io, poi, certa scenetta cantautoriale pop italiana tanto demonizzata me la tengo stretta, perchè in mezzo ad un mare di monnezza sonora questa gente mi ha scritto delle perle che levati, levati proprio.
Avrete pure preziosi I pod/pad/tunes che riempite famelici di suoni, ma volete mettere il gusto di rischiare un frontale per scegliere la traccia direttamente dal retro cd? No, voi non volete mettere proprio nulla, a parte la modalità shuffle per farvi la doccia.  Oppure sempre Voi, allo scoccare del trenta, andate in fissa per i vinili e vi comprate l'impiantino, il mixerino, il cazzo di carrellino.
Quella plasticaccia squadrata, che dopo dieci anni è talmente sfregiata e bianca da occultare la copertina dell'album, mi parla di chilometri macinati, ore bruciate in cannoni, balli in solitaria, serate a far ballare gli altri, ma soprattutto mi parla di pomeriggi dilatati, chiusa in una soffitta asfissiante ad ascoltare ore ed ore di musica che mi precipitavo a comprare in motorino coi due soldi del lavoretto estivo.  La cosa che forse più mi manca di quella stanzetta con la moquette grigia ed il cemento a vista è che avevo un sacco di scusanti per non uscire fuori e mettere a posto le cose, una su tutte l'assenza di motorino dai 14 ai 15 anni: un'estate intera di reclusione può davvero cambiarti la vita e plasmarti una volta per tutte i gusti.
A volte mi manca quel calore polveroso, quella sicurezza che di meglio non avrei potuto, non avrei potuto proprio.


Wake up the dawn and ask her why 
A dreamer dreams, she never dies 
Wipe that tear away now from your eye 






Quindi lascia perdere i dibattiti, 
la rete, i palinsesti 
per un giorno non studiare, 
non chattare, ma piuttosto 
stringi forte chi ti ama, 
fra le mute tombe del monumentale, 
non c’è Dio e non c’è male, solo vaga oscurità. 


(la citazione forse non c'entra, o forse c'entra tantissimo.)

mercoledì 29 maggio 2013

Il mio tempo per una lobotomia

Parlare di film è come tentare di dire l'amore: una parola è poca, due sono troppe.
Sorrentino è arrivato al cinema che non l'aspettavo: l'ho apprezzato,ne ho mediamente parlato, ma me ne sono uscita con quel non so che cosa all'altezza della gola ( proprio lì, dove osano i groppi ed i rospi). Ho provato, nei giorni successivi, a cercare la risposta nella sceneggiatura, in un giro random di immagini online, nel libro fotografico, ma nulla. Quel non so che cosa restava senza nome, nebulosa martellante in testa.
Poi stamattina mi arriva Filippo Facci e la sua recensione: un'urticante caterva di critiche, incentrate sul binomione bellezza/bruttezza, che  invece di farmi solo incazzare  mi hanno portato al nome della scia sorrentiniana che andavo cercando: l'inconsapevolezza.
Bellezza o bruttezza non dominano il mondo, l'inconsapevolezza sì.
Chi nasce inconsapevole difficilmente potrà scoprirsi infelice, ingrassato, fallito.
Chi nasce inconsapevole non ha il peso di giorni vuoti sulle spalle, li vive e beato affoga nel suo nulla.
Chi nasce inconsapevole potrà vedere tutto, ma non guarderà mai.
Chi nasce inconsapevole è una fucina di bellezza o bruttezza supremi.
Chi nasce inconsapevole non potrà mai essere un Gepy.

Nessuno dovrebbe mai avere così tanto tempo per capire di che mediocrità è fatto, oppure dovrebbe solo devolverlo, una sorta di 8x1000 alle persone brillanti.




Se l'inconsapevolezza fosse un fotografo, sarebbe  Dougie Wallace : niente più pochezza umana sotto i tappeti.

martedì 21 maggio 2013

Broken wings


Anni fa trovai questo volantino in giro per Perugia: una frase che è diventato poi un loop in grado di ritornare in testa a distanza di molti anni, sempre fresco di bucato. Oggi la ritrovo in tante immagini che raccolgo senza pretese, se non quella di guarire ferite, regalarmi esorcismi fai da te.



venerdì 17 maggio 2013

Li comincio per noi, vol. 3

Spesso mi capita di leggere nei blog altrui delle lettere aperte ai piccoli fanZ, del tipo " tanta tristezza.. tanta sciagura.. tanto lavoro.. ergo non potevo proprio scrivere e bla bla bla". Io direi di saltarla questa parte, no?  Ci sarà pure quel colosso sociale dei cazzi altrui che è Facebook, ma alla fine delle nostre piccinerie quotidiane non frega realmente a nessuno, a meno che la vostra professione principale non sia scovare l'amante di quel caro ragazzo che sposerete tra un paio di anni, oppure controllare se il culo di quella "cara amica" si sia allargato al punto da gioire pugni chiusi sotto alla scrivania.
Il libro di questo mese è un prestito, di quelli che " leggilo, sei proprio tu, siamo proprio noi".
Fitzgerald che se la ride ( a tratti anche no) e che beffardo ci racconta di quel certo morbo dispendioso che mai l'abbandonò e che io auguro proprio a tutti di contrarre: aver voglia di vivere la vita, sempre!

Fitz uno di noi


"Dovresti incominciare a mettere da parte qualche risparmio", mi ha detto l'altro giorno il Tizio-con-un-futuro-davanti-a-sé. "Adesso forse ti sembra bello spendere fino all'ultimo centesimo di quello che guadagni. Ma se continui così, un giorno finirai al ricovero dei senzatetto". I suoi discorsi mi annoiavano, ma sapendo che me l'avrebbe detto comunque decisi di chiedergli cosa, secondo lui, avrei dovuto fare."

Vivere con 36.000 dollari all'anno di F.S. Fitzgerald 

venerdì 26 aprile 2013

Libero bacio in libero stato


Questo è un post di profonda denuncia sociale, direi quasi una savianata.
Ma questo è anche e soprattutto un post di liberazione, dopo il giorno della liberazione.
Avete scampagnato di brutto ieri, eh? Immagino, immagino.
Persino io, socialite a corrente molto alternata, sono finita su un prato in mezzo ad un 80% di volti mai visti, nomi che si è preso il vento e che mai restituirà, gente simpatica (ovvero gente che non ti fa rimpiangere un buon libro in giardino e fanculo a tutti), ma con quel drammatico vizio che scopro essere più diffuso di quanto pensassi: il vizio dei bacetti, quel  qualcosa che, a quanto pare, lascia basita solo la sottoscritta.
Sciagura seconda solo al calarsi le braghe in mezzo ad un campo di ortica alta mezzo metro, la pratica dei bacetti di benvenuto/congedo tra sconosciuti sono il mio personalissimo terrore: dimmi, caro il mio straniero, perché cazzo dovrei baciarti se non siamo intimi amici, intimi di letto, intimi di qualcosa anche temporaneo? perché?
Intendiamoci, io non ho un problema col contatto fisico et similia: sputata da un utero anaffettivo, sono cresciuta più affettuosa di un Orsetto Del Cuore,  più mielosa di Winnie the Poo, un essere trasudante cuori da ogni poro, roba da non dormirci la notte se l’amore non è proprio il tuo forte. Però non mi butto a cazzo di cane sul primo che passa, tipo scarica di mitra.
Dico, ma voi un po’ di ortodossia affettiva l’avete?
Quel sano limen tra chi è caro e il chi-cazzo- ti –conosce- a- te non lo vedete proprio?
Ogni volta mi ritrovo a subire questi momenti patetici e sintetici, sentendomi pure la diversa di turno solo perché vorrei farne proprio a meno (ed ogni tanto ci riesco pure, tiè).  Si parte dal ciao con la manina e si arriva magari all’abbraccio, non viceversa. Viceversa è qualcosa che accade di rado, nei film e con qualche interlocutore più che ideale.
La storia del niente caramelle dallo sconosciuto devono averle omessa molte più madri di quanto ci si possa augurare, alimentando intere generazioni di sbaciucchiatori seriali:  agli ortodossi non resta che studiare nel dettaglio l’arte di fuggire con l’agile scatto, nota ai più per esser stata la principale risorsa della celeberrima banda di Occhi di Gatto.





martedì 2 aprile 2013

Li comincio per noi, vol. 2

Non passerò alla storia come cintura nera di costanza, ma giuro che non vi lascerò più orfani di questa fondamentale rubrica: smettete quindi di piangere e mordere il fazzoletto, I'm back!
Si riparte con una raccolta di racconti che se fosse una bibita sarebbe una limonata di quelle zuccherine che ti fanno comunque strizzare gli occhi,  una raccolta di racconti  che se fosse un momento della giornata sarebbe quello più leggero e più vostro possibile.
In questo medioevo culturale del romanzetto a nove&novanta, che non chiede nulla in cambio ai vostri neuroni,  questo libro è  un pari prezzo che profuma di aria fresca, la nostra preferita.. no?


questioni delicate.
" Quello che ricordi di una ex è perfetto.  Perfino gli aspetti più orribili. Se poi non hai nient'altro per le mani, il ricordo di lei è letale. In ufficio tengo appesa sopra la scrivania una vecchia pagina di pubblicità presa da una rivista.  E' la foto di una ex che fa la modella,  e sono giorni che ci penso. E' passato molto tempo dall'ultima volta che le nostre strade si sono incrociate, e di questo ringrazio Dio in ginocchio. Ma se ce l'avessi qui, ora, penso che la sposerei."

Questioni delicate che ho affrontato dall'analista di Matthew Klam 

giovedì 14 marzo 2013

Nova.

Difficilmente mi scorderò del giorno in cui è stato eletto il nuovo papa.
Mentre lui si affacciava per la prima volta dal balcone, io ascoltavo nuove parole su di me e tutte intorno a me, vestita da istitutrice cattiva e coperta di briciole: è incredibile, non mi stancherò mai di dirlo, come gli altri, certi altri, possano aprirti la testa e fartela fiorire all'improvviso. Qui  alle estremità dell'impero pare ci sia un gran lavoro da fare per non sputtanare tutto. Lo faremo, con la faccia impercettibilmente contratta per lo sforzo di doverlo fare da soli (o forse per l'averlo sempre saputo che sarebbe stato a queste condizioni), ma lo faremo. Faremo la famosa "ricerca rigida".
Oggi  in testa ho la stessa canzone di Mina di ieri, mi sembra tutto lontano anni luce.

Buon viaggio e  mi raccomando.. leggera forte.



lunedì 4 marzo 2013

Di quando ho chiuso con Londra + tre meraviglie

Londra è sopravvalutata, cari miei.

Ve lo dico dopo l'ennesima micro vacanza lì ed al netto di poche perle tutte mie ( di cui sotto).
Ve lo dico sicura, anche se io ho viaggiato quasi sempre e solo con la testa: mio padre, benedetto golden boy, si faceva dei gran viaggi e sembrerà una puttanata ma, a furia di veder partire questo grosso omone da solo (sulle note del " vengo anch'io no tu no"), mi son convinta  nel tempo  che " i viaggi? no tu no". Ci sto lavorando su, tantissimo ( tipo altre 2 vacanze low cost  entro il 2013, tipo), ma non è questo il punto.
Il punto è che questa città vive di rendite granitiche: rendita da una caterva di guide patinatissime ma busciarde, rendita da tutti quei poveretti che si trasferiscono lì e ce la raccontano a modino nei loro blog per consolarsi del fatto che preparano beveroni caldi tutto il giorno o ricevono turisti negli alberghi la notte, rendita da tutti i piatti tipici del pianeta terra che son riusciti ad importare, rendita da un calderone di fashion & vintage  che davvero mi chiedo come possa farvi sbavare ancora dalle vostre camerette.
Salvo il Tate Modern perchè ci nutre sempre lo spirito, ma non salvo la politica criminale dei prezzi che rende questa oasi di bellezza pressochè inaccessibile alle comuni tasche, come la ladrona sua madre terra.
Salvo i camini di notte, perchè  dopo Mary Poppins non puoi che fissarli con quel friccicore ai piedi lì.
Salvo i locali con i finestroni, dove quando mangi godi di una vista pazzesca e tutto ti sembra ancora più buono, dettaglio che sembra sfuggire al ristoratore medio italiano.
Salvo persino l'albergo dai colori lugubri, perchè è in queste stanze che quando nessuno ti vede diventi pure la Nan Goldin dei poveri .. ed è subito pace.


I camini degli altri
Dal cuore alle cosce



6 a.m.


giovedì 28 febbraio 2013

Niente, nada, nothing at all.


Ricalcolare: verbo del mese prossimo venturo.
Vorrei tanto chiedere al navigatore come si fa, com'è che lui in pochi secondi rimedia alle situazione più intricate cacciando fuori un piano B che levati, com'è che non tentenna, com'è che non si sbaglia quasi mai, com'è che se ne frega di quelli che gli imprecano intorno, com'è com'è com'è.
Poi penso subito a questa canzone (ed è subito sera).




mercoledì 6 febbraio 2013

martedì 22 gennaio 2013

Li comincio per noi, vol.1

Se è vero che è necessario staccarsi dal passato, allora credo che una serie di limitatamente verbose rubriche sia quello che ci vuole per chi, come me, vi vorrebbe dimentichi della mia turpe e passata carriera da blogger intimista (destocazzo, aggiungerei in coda).
Passo quindi ad introdurvi "Li comincio per noi",  rubrica dalle spiccate velleità filantropiche e figlia legittima della maledizione di vivere tutti i  giorni da cialtronissima addetta alle vendite in una libreria, senza però riuscire a finirne uno nel cristo da mesi (con le dovute, fulminanti eccezioni).
Perchè cominciarli per noi?
Perchè il tempo non basta mai e perchè per capire che un libro è sì basta un rigo o poco più, come con gli essere umani.


Vol.1 : L'uomo in bilico di Saul Bellow

In bilico.
"Ci fu un tempo in cui la gente aveva l'abitudine di rivolgersi frequentemente a se stessa e non si vergognava di registrare le proprie vicende interiori. Ma tenere un diario al giorno d'oggi è considerato una specie di debolezza verso se stessi, un vizio, soprattutto una cosa di cattivo gusto. 
Perchè questa è un'epoca rude"

p.S. 
, dovrete decidere da soli se continuare o meno. 
No, non avrete recensioni complete da temere.

venerdì 18 gennaio 2013

The time is now (?)


Per certe cose ci vuole tempo.
La prima canottiera a 27 anni, le prime cosce al vento a 30.
Ci son voluti pure gli occhi altrui per arrivarci, occhi fidati.

Mi auguro vengano presto la luce accesa, la nudità corredata da lucette ed il bikini sfacciato su una pelle che mai e poi mai si colora.

Perchè le mezze misure non sono  familiari e ci piace così.



martedì 1 gennaio 2013


C'è quel momento in ogni festa in cui vedi qualcosa.
Sei lì che ti diverti, ondeggi con piedi che non sono più i tuoi, ma sono diventati ostaggio del vino che hai bevuto. Pesti duro, schivi gli altri ballerini per miracolo e  ti stringi più forte all'abbraccio nella mezza piroetta, ufficialmente per non scivolare via, ufficiosamente perchè se non onori un abbraccio sei  solo uno scemo:  ecco però  che ti succede una voglia matta di fare la lista di chichecosa porteresti con te. Ti hanno appena vomitato addosso che il nuovo anno è iniziato, con una musica brutta e le bollicine cattive, eppure tu hai quella voglia lì e la testa parte, vede.

Vede  esattamente la pagina del libro che ha spostato di nuovo il tuo limite in avanti.
Vede lo scotch carta, "S" nello stereo e le mizuno sporche di fango.
Vede la carta regalo improvvisata, i negativi da sviluppare ed un orlo da cucire.
Vede le ceramiche sbeccate, il bicchiere napoleone e le ricette nuove.
Vede l'internet lontano quando lo dico io.
Vede il divano comodo, il percorso scomodo.
Vede un profumo bellissimo di presente, al netto della sottile malinconia di sempre.