mercoledì 29 maggio 2013

Il mio tempo per una lobotomia

Parlare di film è come tentare di dire l'amore: una parola è poca, due sono troppe.
Sorrentino è arrivato al cinema che non l'aspettavo: l'ho apprezzato,ne ho mediamente parlato, ma me ne sono uscita con quel non so che cosa all'altezza della gola ( proprio lì, dove osano i groppi ed i rospi). Ho provato, nei giorni successivi, a cercare la risposta nella sceneggiatura, in un giro random di immagini online, nel libro fotografico, ma nulla. Quel non so che cosa restava senza nome, nebulosa martellante in testa.
Poi stamattina mi arriva Filippo Facci e la sua recensione: un'urticante caterva di critiche, incentrate sul binomione bellezza/bruttezza, che  invece di farmi solo incazzare  mi hanno portato al nome della scia sorrentiniana che andavo cercando: l'inconsapevolezza.
Bellezza o bruttezza non dominano il mondo, l'inconsapevolezza sì.
Chi nasce inconsapevole difficilmente potrà scoprirsi infelice, ingrassato, fallito.
Chi nasce inconsapevole non ha il peso di giorni vuoti sulle spalle, li vive e beato affoga nel suo nulla.
Chi nasce inconsapevole potrà vedere tutto, ma non guarderà mai.
Chi nasce inconsapevole è una fucina di bellezza o bruttezza supremi.
Chi nasce inconsapevole non potrà mai essere un Gepy.

Nessuno dovrebbe mai avere così tanto tempo per capire di che mediocrità è fatto, oppure dovrebbe solo devolverlo, una sorta di 8x1000 alle persone brillanti.




Se l'inconsapevolezza fosse un fotografo, sarebbe  Dougie Wallace : niente più pochezza umana sotto i tappeti.

martedì 21 maggio 2013

Broken wings


Anni fa trovai questo volantino in giro per Perugia: una frase che è diventato poi un loop in grado di ritornare in testa a distanza di molti anni, sempre fresco di bucato. Oggi la ritrovo in tante immagini che raccolgo senza pretese, se non quella di guarire ferite, regalarmi esorcismi fai da te.



venerdì 17 maggio 2013

Li comincio per noi, vol. 3

Spesso mi capita di leggere nei blog altrui delle lettere aperte ai piccoli fanZ, del tipo " tanta tristezza.. tanta sciagura.. tanto lavoro.. ergo non potevo proprio scrivere e bla bla bla". Io direi di saltarla questa parte, no?  Ci sarà pure quel colosso sociale dei cazzi altrui che è Facebook, ma alla fine delle nostre piccinerie quotidiane non frega realmente a nessuno, a meno che la vostra professione principale non sia scovare l'amante di quel caro ragazzo che sposerete tra un paio di anni, oppure controllare se il culo di quella "cara amica" si sia allargato al punto da gioire pugni chiusi sotto alla scrivania.
Il libro di questo mese è un prestito, di quelli che " leggilo, sei proprio tu, siamo proprio noi".
Fitzgerald che se la ride ( a tratti anche no) e che beffardo ci racconta di quel certo morbo dispendioso che mai l'abbandonò e che io auguro proprio a tutti di contrarre: aver voglia di vivere la vita, sempre!

Fitz uno di noi


"Dovresti incominciare a mettere da parte qualche risparmio", mi ha detto l'altro giorno il Tizio-con-un-futuro-davanti-a-sé. "Adesso forse ti sembra bello spendere fino all'ultimo centesimo di quello che guadagni. Ma se continui così, un giorno finirai al ricovero dei senzatetto". I suoi discorsi mi annoiavano, ma sapendo che me l'avrebbe detto comunque decisi di chiedergli cosa, secondo lui, avrei dovuto fare."

Vivere con 36.000 dollari all'anno di F.S. Fitzgerald