martedì 22 ottobre 2013

Li comincio per noi, vol.5

Oggi in libreria esce il nuovo di Fabio Volo: come per tutti i libri tremendi che mi ritrovo a dover piazzare sugli scaffali, provo un senso di disgusto misto alla rabbia di chi sogna di vivere e lavorare con solo menti bellissime, spazzando via tutti i minus habens della letteratura.
Non vedo giorno migliore di questo, quindi,  per ripartire con la mia rubrica faziosissima ed apertamente schierata contro la monnezza culturale imperante!
Ho scelto questo piccolo libro (talmente piccolo da essere rimasto sepolto per anni in mezzo a  tomi dalla stazza poco rassicurante) perchè il mal di silenzio del protagonista è una paturnia bellissima.
Ho scelto questo piccolo libro soprattutto perché adoro gli incipit che ti danno un caloroso benvenuto: questo, in particolare, è una stretta di mano energica che ti trascina nelle quotidiane atmosfere del racconto, tanto che in due righe ti sembra quasi di sentire i profumi della cucina, il concerto di stoviglie ed il vociare del parentame che ti riceve a braccia aperte, "dammi pure il cappotto, grazie".



La musica orientale che  usciva dal mangianastri non aveva abbastanza fiato per stimolare movimenti del bacino. Le donne erano compartimentate in cucina, gli uomini, invece, assediavano il salotto.
Io ero l'elettrone vagante che navigava da un polo all'altro. In quel giorno sacro, per onorare gli ospiti, i miei genitori mi appiopparono la tenuta ufficiale del piccolo Aladino: gandura sul corpo, chechia sulla cabeza e delle simpatiche babbucce ai piedi. Mani agili e robuste piluccavano i grani di cous cous. Le risate impazzavano tra due morsi a una coscia di pollo e un sorso di Selecto. Lontano dalle bombole del gas e dalle cuscusserie, gli uomini recitavano le sure del Corano. Le loro barbe lunghe e bianche avrebbero potuto sfilare a un concorso di Babbi Natale.

Ritratto di un ragazzo da buttare alle ortiche, Rachid Djaidani

Nessun commento:

Posta un commento